racconto2… Easy Rider

easy 2Easy Rider, quanto tempo dopo? Flashs di memorie, ormai.

Era come una cassa di risonanza. Ricordava, ormai quasi fine Anni Settanta(era un ragazzotto, già laureato in filosofia, inizio insegnamento, esperienza per lui disastrosa, a scuola)una conferenza di Ernst Topitsch, stimato(accreditato, forse meglio)sociologo-pensatore politico, che sarebbe stata dedicata alla”Rivolta dei semi-formati”. In realtà, l’anziano prof.avrebbe fatto strage-nelle sue intenzioni- dei marxisti, perché il”nostro”(boh, insomma, il loro?)vedeva rosso dappertutto… Sembrava che gli dicesse-al nostro(questo sì, in quanto quasi protagonista di questa storiella):”Sporco marxista, che ci fai qua da me?Vattene altrove”. Il nostro aveva”assaggiato”un po’di nouveaux philosophes(la scorpacciata maggiore di quella “robaccia”, lui, quasi asceta-semivegetariano/”imbranato”-gnostico, l’avrebbe fatta dopo, però, almeno, sempre che il flash funzioni…), di antimarxismo vario e diffranto, ma… Qualche riflessione con un amico/collega(molto più vecchio, ma forse non troppo illuminato, chissà… Forse il riverbero del flash, sempre, oppure ci sarà dietro qualcosa di vero?). No, non sapeva di più, aveva accresciuto la sua conoscenza nel senso d’un altro”autore”, non aveva accresciuto il”sapere”, almeno così credeva, forse lo crederebbe ancora. Ma… Era un periodo in cui”assorbiva”, come sempre, cercando di capirci qualcosa. Come quando, anni prima, un amico(bilingue italo-tirolese)del Nord-Est(lui era meno profilato, viste le sue ascendenze gallo-slave, un suburbio non da poco)gli aveva raccontato che da piccolo(massimo 8 anni), essendo andato a slittare “in partibus infidelium”(zona solo tirolofona) solo italo-parlante(“Son Trentin mi, del Bus de Vela”), era stato accolto(meglio erano stati accolti, una forma rara di condivisione….)da una gragnuola di sassi, con grida”Sauwolschen”(italianacci porci, tradotto alla bell’e meglio). Post-guerra/guerra fredda) ? Fredda manco poi tanto, invero..Certo che, tutto sommato, erano esperienze che lasciano il segno, anche se non provate personalmente/direttamente. Piuttosto, in complesso, c’era qualcosa di tipico-archetipico, di consustanzialmente comune tra le due esperienze fin qui narrate? No, assolutamente. Se mai, si trattava di qualcosa di forte(nel secondo caso, nel primo, insomma, solo che il primo-quello”sociologico”pungeva un po’più sul vivo). Non cose di enorme risonanza, non di”portata evenemenziale”, sicuramente, ma… Poi passava a metà anni Ottanta(no, un po’dopo, bisognava slittare di circa 10 anni, rispetto al”prima”di Topitsch etc.). Era a Salsomaggiore con sua mamma, lui bamboccione ultra-trentenne(“Giunto non era ancor Padoa-Schioppa/a mostrar ciò che in camera si puote”, che brutta versione adattata del testo dantesco, riferito a Nebucadbetsar II- Nabuchodonosor in versione greco- latina o comunque funzioni la traslitterazione, non a un ministro dell’economia che passa, lo spazio di due anni scarsi…. )bensì all’imperatore (re, ma ben più che solo”basilèus”!babilonese, sempre minacciante il”popolo eletto”/gli era rimasto il culto degli eroi, “forma di idealismo storico”, avrebbero detto Mao-Tse-Dong e i suoi-più che altro anonimi-esegeti, ma lui, machiavelliano neppure inconscio non se curava certo granché ); giretti, letture, studi(quando mai non?Preparava chissà quale esamone, in quell’87 o comunque studiava qualcosa di nuovo, visto che in questo, almeno, era vorace). chiaccherate-qualche litigio con la madre” opprimente”- dodici anni dopo ne avrebbe pianto duramente la scomparsa, entrando in una sorta di”vuoto pneumatico”(aggettivo che, indirettamente, tornerà ancora, nel corso del racconto, ma in altra accezione, letterale, indirettamente, però, appunto), anzi ben più che solo questo…Salsomaggiore, che noia, ma insomma… sapeva adattarsi, tutto sommato, anche se, talora, l’adattamento non era”cosa de nada”…Il”bamboccione imbrigliato”, per dirla-ma solo con il sostantivo-con un ex-ministro a suo tempo ampiamente fischiato. Poi, invece, c’eran ricordi confusi, in questa sua”traghettata mentale”(o segaiolata mentale, come dicevano i suoi molti critici). Si ricordava quando, con il suo amico”fatto”di ero, purtroppo da anni(sarebbe morto non molti anni dopo, al massimo un lustro), aveva visto”The Doors”(di Oliver Stone), naturalmente commovendosi non poco(meno Mauro che invece, in quell’occasione più lucido di lui, aveva rilevato come”The Doors”e Jim Morrison in primis fossero stati tra i primi a propagandare-o quasi-la droga). Curioso commuoversi, inter cetera, per qualcosa che non si è vissuto direttamente, ma si è sostanzialmente appreso dopo o di cui comunque t’è arrivato solo qualche”colpo di coda”, per lui, in specie, che, da adolescente, non era mai stato rockettaro, ma seguiva crooners romantici, chansonniers francesi, al massimo Bob Dylan, musica classica, un po’di jazz e di rythm and blues… Parigi, poi, gli veniva per ovvia associazione d’idee( e contrasto, che poi sono speculari, notoriamente). Le camminate sul Lungo Senna(“la Seine qui se promène”, cantava divinamente Jacky-Jacques Brel), i suo studi “leopardiani”, anche colà, di musica, letteratura, lingua francese.Nada de filles, en Paris, tanto che una volta, a Montmartre, era entrato col suo amico in un ristorante, ben presto pieno di”putaines”, o prostituées, se si vuole attenuare il colpo. Diventato d’ogni colore, aveva indotto il suo amico a lasciare il ristorante. Non se ricordava, certo, ma sapeva d’aver mangiato altrove, poi, quel giorno stesso. Eppure qualcuno, al suo ritorno da Parigi(no, forse mezz’anno dopo, gli aveva chiesto ragione di sue-del tutto improbabili-trasgressioni… Ancora flashs, come quello del suo stupore ammirato, quando contemplava le sue due(tre, talora)amiche, brune amazzoni, gonfianti enormi palloni da mare senza alcun problema(lui di fiato non ne aveva-avrebbe mai avuto)con tutto il relativo gioco di petti… Ma anche il ricordo del vecchio prof.di greco e latino al liceo, quando questi parlava della grandezza dei prischi latini, con il”Triumphe”, che avrebbe finito per ballare da solo(prima aveva invitato qualche sua allieva a danzare con lui, poi, invece, visti i dinieghi, s’era messo a quasi cavalcioni, con le sue gambe ad x-così diceva sua madre, già anch’essa allieva del nostro, in tempi non sospetti, in cui uno show come quello di poi non sarebbe stato possibile-) motivando appunto così la cosa:”Non importa, allora danzerò da solo!!!”, con quel tono stentoreo che stava tra la caricatura di Mussolini e altro(una certa retorica di ritorno, che il nostro vedeva in Georges Sorel, nella sua affermazione: “Il socialismo ha bisogno di retorica”).Dello stesso prof.si faceva raccontare la performance, certo”apocrifa”, per cui, dopo aver schiaffeggiato un suo allievo(questo quando il”nostro”era anocra alle elementari, se non in fasce)che, nel temino di latino-greco, alla domanda:”Sei agostiniano o pelagiano”, aveva risposto”Non mi pongo il problema, in quanto ateo”, aveva gridato”Tu devi essere cattolico, p… Dio!”. L’altro sì che era ateo, lui no, il”nostro”, ma la cosa lo faceva scompisciare, si vede che”smuoveva”qualosa. Tornando però al primo episodio, quello a lui coevo: con tutto che la cosa-“sicura”perché diventata”vox communis”-non l’aveva esperita direttamente, essendo ammalato, quel giorno. Ancora i ricordi a/di Lettere, non di Filosofia(una laurea sbagliata, la prima, sicuramente, per colpa sua ma non solo…), quando, godendo delle bellezze lezioni e degli studi, matti e disperatissimi, ma quanto fruttuosi…! Il prof.di Latino, quando parlando dei venti imprigionati dal loro re, Eolo, aveva detto ridendo:”Ma hosa ne facciamo, Maremma(Maremma forse l’aveva aggiunto il nostro”fesso”, nel delirio-maesltroem dei suoi ricordi), li mettiamo’n manihomio?” cosa che, a lui invero basagliano, quindi favorevole alla chiusura dei manicomi-“Matti da slegare”, questo lo slogan- aveva provocato uno scatto di risa da rompere la mascella, piccola e tutt’altro che volitiva(cfr.sopra…). Ancora, quando il gran prof.di Letteratura italiana(suo papà spirituale in pectore, avrebbe scoperto anni dopo)aveva detto, dopo l’arrivo de’shenshi(cenci, per i non Fiorentini, sono i dolci di Carnevale)portati dalla segrateria di facoltà, aveva detto, libando:”E adesso shi vorrebbe qualhosa da bbere!”. Per non dire, certo, delle sette volte sette(o otto, tra cinema, solo due volte e TV aveva perso i conti, anche perché negli anni…)in cui aveva visto”Easy rider”, film che dapprima(la prima volta in cui l’aveva visto, cioè)l’aveva colpito poco, lasciandolo quasi indifferente. Lui poi, mai stato hippie, che di moto non capiva nulla, anzi ne aveva paura… Chissà mai perché: l’on the road che avrebbe(o già aveva) amato in Kerouac, il brivido-fascino dell’avventura, la trasgressione(“ma de che?”avrebbe detto il suo simpaticamente reazionario patrigno-si fa per dire, chiaro- romano) Altro ancora, nella sua povera testa, sballottata tra ricordi vissuti e narrati(due, quelli dei sassi, l’altro quello del prof.di Latino e Greco) ed esperienze più recenti(il ricordo, bene o male, si sedimenta, dunque…), ma lui, ormai, era in una condizione che non gli consentiva più quasi nulla… Si muoveva a stento, camminava così per modo di dire, basculando-barcollando(non certo “soffocato dal peso”) era un rottame ambulante, come dimostrava l’episodio anconetano di quasi un anno prima… Ma questa, ancora una volta, è un’altra storia, zio povero, Maremma bua, Boia d’un mon léder. (Eugen Galasso, 29-07-2008)

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easy 3

 

 

Carissimi lettori… un racconto scritto da Eugen Galasso….

Un sereno agosto a tutti.
BUONA LETTURA 

OTTOVOLANTE

 

L’Ottovolante:       “Ma sarà ben bishero, Maremma!” “Un lo honoshi tanto, ma l’è grullo, aiutami a dir grullo!”.    Passando, lo studente/studioso, che ormai s’era abbastanza”infiorentinato”, capiva tutto o quasi, pur se qualche dubbio permaneva…colpa sua, che l’era grullo, pur se le espressioni captate da due ignoti passanti, parlanti a voce alta, erano rivolte a chissà chi, certo non a lui. Neanche mezz’ora dopo, tornato a casa, nella sua stanzetta da vetero-studente(ch’aveva ormai frecce al suo arco, Maremma, ma…), non senza aver “buttato via” mezz’ora in autobus, per meglio dire in un autobus non affollatissimo, non pieno di immigrati d’ogni dove, ché anche a fine anni Ottanta del 1900 la globalizzazionec’era, ma non aveva attinto livelli quali quelli attuali(la Lega Nord, allora non ancora in auge o comunque ai suoi esordi, avrebbe detto le cose diversamente…), s’era rimesso a studiare more solito, alias leopardiano, ficcandosi nelle problematiche concernenti l’autenticità del”Dialogus de Oratoribus”, meglio della sua attribuzione a Tacito, i rapporti tra Federigo Tozzi e il gruppo ultramontanista della”Torre”, nonché gli anteante-lefebvriani francesi(si parla d’inizio Novecento….), la genesi callimachea e poi catulliana delle”Grazie”foscoliane, ma anche qualcosa d’altro, ora non rubricato né più agevolemente”replicabile”-rintracciabile. La TV la un’sh’era, anzi no, sh’era, ma… Lui un la vedeva(“che me ne fo…”, semmai aggiungeva al pensum leopardiano un po’di teologia della liberazione e, chissà, anche la lettura delle pagine culturali(ahi, la deformazione!)di qualche quotidiano. Poi, a Dio(?) o a chissà chi/che cosa piacendo(più probabilmente a questioni ben spiegabili, legato a funzioni fisiologiche e neuro-elettriche, allora ancora chiarite solo in parte, s’intende), s’era addormentato anche lui. Sognava libri, ma talora(cfr.sopra, le ripetizioni vanno bene, ma non troppo…)anche jeunes filles, con un contorno di mare, poi…tutto si confondeva un pochino, anche perché comunque aveva cominciato quel tragitto febbrile-bronchito-influenzale che, qualunque fosse il clima, lo coglieva varie volte nel corso  dell’anno, in particolare anche nel periodo tardo-invernale. Era quindi la febbre, associata a un leggerissimo stato allucinatorio, a farlo sognare(beh, non solo, ma insomma anche…)anche in modo un po’”anomalo”(no, qualche anticipazione nel senso anzidetto l’aveva già avuto, ma niente di paragonabile)rispetto alle sue abitudini. A dire il vero, rispetto ad anni passati, un po’di”trasgressioni”c’erano state…o no?Quanto meno, rispetto a più d’un decennio prima, dedicava qualche sabato e domenica a visite agli amici, oltre che allo studio “folle”…Poca roba, si direbbe, ma per lui… era molto, tanto, anzi…era una rivoluzione del suo esistere. Per altro, a giudicare dall’esterno, era ancora un anacoreta, ma, insomma, la sua propriocezione era molto cambiata, quasi a rischio di perdere un”ubi consistam”… Sonno un po’agitato e febbrile, si diceva, non solo metaforicamente. Rivedeva anche il suo grande prof., pochi giorni prima rispetto al fatto, che, mentre spiegava con convinzione e acribia il succitato(come in un rapporto di polizia, va beh…) Tozzi, era stato interrotto dalla segretaria che offriva”de shenshi”(cenci, al di fuori del vernacolo;insomma i dolci di Carnevale;altrove = chiacchere, grostoli, crostoli e ad libitum… ), che poi tutti avevano gustato tutti, finché non disse(il prof., certo):”E ora shi vorrebbe qualhosa da bbere!”. Vera intuizione eidetica, che all’epoca l’aveva fatto sorridere(ridere non poteva, il ruolo, la dignità, la serietà etc.etc.). Poi invece, sonno non sonno, febbre non febbre, s’era svegliato, alla bell’e meglio, aveva fatto il consueto”fantasma di colazione”(come definirlo altrimenti?), aveva preso il solito bus, per andare in Università(dove poi si travestiva, quasi fosse uno studente un po’-molto, volendo-in ritardo con la tesi, ma con non poca spocchia giovanilistica, avendo quasi raggiunto i 35, ma volendo cacher l’età, ahi la vanagloria…ahi il narcisismo, vanitas vanitatum vanitas, come dice il Kohelet; ancor più rigorosamente voleva nascondere le sue due lauree e mezzo pregresse, pubblicazioni et alia), e gli era tornato in mente(ancora in autobus, ovvio)il suo grande prof.di liceo(greco e latino, quello che”cantava Omero e fischiettava Orazio”, Amanda Knering dixit)nelle sue performances così diverse, quando il”Triumphe, Triumphe!” l’aveva danzato da solo, quando coglieva tutti impreparati a livello musicale, quando faceva l’imitazione del duce-no, maiuscolo non lo scriverò mai…). Poi ancora il consueto tran-tran, da”travet”da studente, seppure un po’atipico, s’era rituffato anche nei lavori di traduzione e da recensore che comunque, con grande fatica, portava avanti. Poi, una notte, nonostante i tentativi di automedicazione, che disastro…Febbre, brividi di freddo; chissà come, aveva intercettato un treno ed era tornato a casa, o la notte stessa o di prima mattina; qualche giorno a casa, ne aveva approfittato per chiamare il “suo amore”, aveva concordato qualcosa, che cosa poi non naturalmente ricordava/non avrebbe ricordato con esattezza, era tornato nella città del Giglio(Maremma, che espressione retorica!), tutto come prima, ma… Studio ancora, i suoi lavoretti, gli esami. Poi, tra un esame e l’altro(alla lettera, prima c’era stata solo una scampagnata, anche con alcune colleghe di studio), era arrivata Marion e…nonostante la preparazione di un esame oltremodo impegnativo(che aveva già preparato, comunque, si trattava solo di riguardare qualcosa, di”ripassare”, espressione oltremodo ambigua…), le aveva mostrato la città medicea per una settimana, oltre a qualche romantica passeggiata… Poi l’esame(almeno ottanta minuti, anzi un’ora e mezzo, nonostante la tesina fosse
arringatore

stata molto apprezzata, il colloquio volgesse al meglio, due trenta e lode pregressi in materie affini, gli interventi a lezione, sempre apprezzati), con Marion che aspettava, abbastanza trepidante, commentando ex post:”Non ti lasciavano più uscire”. Poi vari viaggi, qualche peregrinazione, l’arrivo al mare e, forse già il secondo giorno di permanenza, Marion propone:”Vorrei provare l’8 volante”(in realtà era qualcosa di peggio, lo scrivente comunque non se ne intende, né la memoria resta tramandata in dettaglio), dopo di che lo studioso-studente(ri-dovremmo aggiungere, invero), timido, timoroso, ma soprattutto sofferente(inter cetera, ancora una volta)di sindrome vertiginica, cerca di dire di no, poi accetta. Periplo fatto, come si può immaginare, aggrappato alla sua Dulcinea, dopo di che qualche paura coglie persino lei; lui, dal canto sua ringrazia il cielo a corsa conclusa. Eppure nel ricordo(chiedeteglielo de visu, volendo, ammesso sia ancora in circolazione)rimpiangerà quei giorni, non certo per l’Ottovolante o simile…   (Eugen Galasso, 2-5 maggio 2008)

 

 

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