Difficile est saturam non scribere(Giovenale): Molto stanco e debole, lo era sempre, invero. Ma osservava e cercava di captare. I discorsi della gente(“Non ci sono più le stagioni di una volta” ,”Ah no, sa, ma io…”(versione edulcorata e più moderna del fumigante”Lei non sa chi sono io”), oltre a qualche riproposizione meno esplicita del”Quando c’era Lui, caro Lei…”(ricordiamo comunque Genova-Bolzaneto, luglio 2001, con alcuni membri-sì. oggi si può dire, mi confermano da studio…- comunque agenti della P.S.con la loro orribile rima”Un, due, tre, viva Pinochet!”), quelli di chi vorrebbe attingere un livello più alto di conoscenza(“Ma sai, a dire la verità, ogni proverbio è cretino. In effetti è solo l’ipostatizzazione cristallizzata di idee ricevute. Aperta parentesi(e mai chiusa?): “Non capisco come possano esserci cascati anche…. che sostengono, pur se con varie sfumature, essere i proverbi invece l’epifenomeno strutturato di apotropaismi condensati”etc.)”. Certo, era diventato uno spione, un voyeur, anzi no, un vivisecteur, un écouteur morboso, un fonemaniaco, che poi i suoni li campionava, li de-strutturava, cercando di coglierne accenti e risonanze particolari(“Ma come, ma rispetto a che cosa?” verrebbe da chiedersi/gli). “Ci vorrebbe un’altra guerra, non pensi?Unica igiene del mondo, ricordi?”(signore abbastanza vecchio)”Ma il problema non esiste!Lo si butta fuori e basta. ” Frasi staccata, direte, certo: ma lui no, non si accontentava di ciò, voleva scoprire il lato nascosto, la verità sottesa, il”fil rouge”che secondo lui percorreva tutti i discorsi del mondo, al di là delle differenze individuali tra una persona e l’altra, tra un libero battitore e un militante politico(de re publica narratur), tra un ateo, un agnostico, un credente”normale”e un fervente, un duro e intollerante, alias bigotto, un”credente in altro”(de religione), tra un Bolognese e un Romano, un”Padano”e un”Terrone”(de re geographica), un estroverso e un introverso(de cerebro et non solum), etc.etc., tra un “ignorante” intelligente, un ignorante e basta, un intellettualoide, una persona intelligente e colta, ma non spocchiosa e altre sotto-categorie(non diremo specie…, ché la tassonomia verrebbe ad essere coattiva). Ancora casi, cose da osservare, ma lui era sfinito, a livello di linguistica sperimentale, ma anche e soprattutto delle sue deduzioni ormai sempre più confuse e generalizzanti. Stanchezza, risentimento contro il mondo, astio personale(“Ma varda quel lì, porco D…., quando che gìha da cagar, caga, quando l’magna, l’magna, quando l’ciava, l’ciava”), perché l’ansia di generalizzare e di ricavare il filo logico portante era comunque grande, ma mai disgiunta dalla volontà di osservare, di mettersi nei pertugi osservando, ma non necessariamente con gli occhi. E allora, per non cadere nello sconforto, nella malinconia, nella”tendresse”para-depressiva(“Fiat justitia, pereat mundus!”), era ormai quasi favorevole alla cattiveria, ma il più delle volte tendeva alla satira(” La signora X è così magra che si potrebbe percorrrela con un grissino ” “L’onorevole… fa discorsi talmente lunghi che si addormenta lui stesso, prima d’averli terminati” “La magistratura è un luogo serio e di persone molto equilibrate; ma certo, sì, in particolare quel grandissimo giudice che, avendo a sua volta ucciso, indaga 20 persone per omicidio(casi diversi, ovvio)ed è a sua volta indagato, ma per intercettazioni telefoniche abusive”). Non è che queste frecciatine lo portassero alla felicità, semplicemente gli rendevano un po’più facile, no, diremo meglio meno orribile la vita… Che poi la satira sia sempre di destra, come si ripete, con e dopo PPPasolini, è questione altra, che qui non facciamo entrare nel gioco. Altrimenti non ci si districa più… (Eugen Galasso, 4 marzo 2009)
|