Sandro si riscosse dallo strano rimuginio, non sapeva se lo aveva inventato, oppure era vero; gli succedeva abbastanza spesso negli ultimi tempi e non sapeva perché.
– Guarda te se mi devo arrabbiare anche con il mio alter ego -. Decise, comunque, di dire la verità, tutta la verità, nient’altro che la verità. Aveva un buon sapore in bocca, sapere di volerla cercare malgrado tutto.E prima che il suo alter ego potesse dare inizio a una polemica sterile, decise di pensare intensamente a Konstantin.
Konstantin era arrivato a Firenze negli anni ’80, voleva visitare la città, si era riempito la testa fin da piccolo di diventare grande e venire a stare in Italia. E infatti, appena le sue condizioni di vita glielo permisero, attuò il suo progetto e nonostante le proteste dei genitori, commercianti di legname di origine italiana, prese possesso della sua nuova terra.
Si fece molti amici, trovò un lavoro adeguato presso la polizia scientifica grazie all’aiuto dell’ambasciatore finlandese; un lavoro inusuale, non comune negli anni ’80 sia in Italia che in Europa, consulente spirituale, una sorta di ricercatore delle cause interiori che spingono l’individuo a produrre reato.
Konstantin ci teneva molto a chiarire agli amici che la sua consulenza non era una consulenza psicologica, ma qualcosa di diverso da questa.
Lui era intuitivo e non sensitivo, non provava sensazioni o percepiva sensazioni che peraltro il più delle volte, negli esseri umani come lui potevano essere indistinte, ottuse, non definibili, sfuggenti anche se cariche di sostanza. Lui, connetteva intuitivamente i fatti che gli apparivano davanti così come li vedeva e le connessioni fra i fatti, che, avrebbe detto Goethe, non alludevano a qualcosa dietro alla teoria, in quanto “essi stessi erano la teoria”. Le connessioni di dispiegavano davanti alla sua mente intuitiva e davano il senso veritiero degli accadimenti, in tutti i suoi aspetti.
Fu così che Konstanti, dopo aver comprato una bella casa nel centro di Firenze, riuscì a sposare Stefania, figlia di un ricco imprenditore edile e a comprare una bella casa anche a Punta Ala, dove il clima è sano e salutare.
Aveva nostalgia della Finlandia e del suo paesaggio e del clima sano e salutare, ma la terra italiana lo tratteneva e gli chiedeva di compiere la sua missione.
Negli anni ’90 Konstantin divenne anche consigliere comunale e poi assessore alla cultura, sebbene continuasse a fare il consulente spirituale della polizia.
Nel 1999, in seguito all’eclisse, cominciò a fare brutti sogni e ad avere strani incubi e pensò di tornare in Finlandia per un breve periodo, almeno per far conoscere Stefania ai suoi genitori. Poi, era contento di rivederli, perché durante il soggiorno italiano, li sentiva per telefono soltanto due volte l’anno e le loro conversazioni erano davvero banali, quasi inesistenti umanamente.
Ma non vi arrivò mai. In Finlandia non arrivò mai, anzi, non ebbe nemmeno il tempo di pensare al suo paese natale. Una notte, mentre tornava a casa da una nottata trascorsa al lavoro in questura, notò qualcosa di strano… un’auto, a tutta velocità spuntò dal fondo della curva e siccome era piovuto per tutto il pomeriggio, sbandò perché il terreno era scivoloso, Sbandò con violenza e fece un testa coda due volte e ogni volta che si sbandava massacrava un’auto posteggiata sotto la sua abitazione, per un totale di 5 auto.
Sull’ultima, questa macchina pirata andò paurosamente con violenza tale da spingerla sull’inferriata del muro.
Sopra, ci era salita qualche istante prima Stefania, che era docente di lettere in una scuola secondaria di primo grado fiorentina e, come gli fu detto dopo, morì all’istante senza una giustificazione né un motivo.
Konstantin ebbe gli occhi lucidi di pianto e strinse a sé Stefania, ma lei non fece più ritorno.
Konstantin vide però l’auto che sfrecciava via con al volante un’ombra, senza una identità, piena soltanto della vita che si era portata via, piena di cause in cerca di uno o più conseguenze da stabilire.
E mentre il corpo esanime e insanguinato di Stefania venne portato via, Konstantin si sorprese a gridare.
L’ombra, nella sua mente intuitiva, aveva svelato per un caso che non è mai un caso, l’identikit dell’assassino.
(continua)