“Pralina
e Andrea si sono fatti fare il tatuaggio dell’amore. E chi se ne fotte?”,
ripeteva. A parte la sua contrarietà assoluta a ogni tatuaggio, era ben
convinto a lasciar perdere queste mode(all’epoca, quella sua classica di
riferimento-anni Settanta e ancora di più Ottanta-grazie al cielo si era
rimasti alla”medaglia dell’amore”), ma soprattutto la sua atroce
timidezza(ora però rivalutata-ma…quid dicit Brel?)gli faceva rifiutare tali
tipi di approccio al reale(reale?). Il che non toglie che, nel(al) momento
presente, fosse disperatamente, visceralmente innamorato. Ma proprio per
distogliere la mente da questo pensiero, che rischiava
d’essere”assorbente”(da quando s’era liberato dai tabù pregressi, non
domandava di meglio che pensarci, ma d’altronde le resistenze pregresse
funzionavano, non c’è nulla da fare…). Voleva quindi darsi da fare nella
ricerca di… di quella strana caratteristica che aveva. Non
per”curarla”-superarla, s’intende(sarebbe stato bieco moralismo,
sciatteria da nulla: perché, poi, venirne fuori?Gli piaceva e tanto bastava,
non era un bacchettone né uno stilita), ma per ritrovarne le fonti,
cronologiche, specialmente. Era sempre più convinto che il tempo medio fosse
quello, l’adolescenza, la pubertà, ma qualche ricordo lo conduceva anche più
indietro, in realtà molto più indietro. Alla sua nascita? No, probabilmente no,
sarebbe troppo, troppo in là, insomma. Continuava a camminare(il treno,
d’altronde, non aspettava-non l’avrebbe aspettato), ma il suo pensiero era
fisso là, alle date…”” Chissà perché, questi ritualismi?”,
“non capisco, ripeto, perché mi pare che “… Ma non era lui a
parlava, “si parlava”, on parlait, se hablaba, impersonalmente, cioè.
Tutto così, sospeso. Come i suoi tempi, a parte quelli
martellanti e martellati… Cadeva, anzi meglio rischiava di ripetere la caduta
di qualche settimana(o un mese? Mah…)prima, rischiava di fare un tuffo
rovinoso sul selciato non dolcissimo della stazione ferroviaria. Salì in treno,
assopendosi quasi subito. Vide l’alternanza di pianura e montagne, fu
svegliato(improvvisamente e più ancora improvvidamente, ma tant’è…)dal
cellulare. Doveva rivedere uno scritto, rileggere una tesina, ma diede comunque
un’occhiata ai giornali, occhiata destinata a preoccuparlo non poco: “Ripresa
dell’attività bellica tra Islanda e Finlandia per il controllo dei pozzi di
petrolio nel Mar Artico”. Dopo interminabili discussioni sulle fonti
energetiche, sulle”nuove disponibilità”etc.si era ancora a
questo punto? A parte un certo stupore legato alla geografia(superato, però,
dopo una considerazione più attenta di fonti e possibilità effettive, oltre
alla solita considerazione sul glocal(ormai come il prezzemolo…), si era
convinto della possibilità della cosa, lasciando poi poco spazio al”più”(più
possibilità di moltiplicazione-diversificazione di fonti e
fondi”investibili”, altro ancora), franca capacità ostativa rispetto
a notizie simili(“attività bellica”, dopo tutti i trattati di pace
intercorsi nel frattempo? Ma…stiamo scherzando?). Tornò a ripensare ai suoi
problemi, più che altro alle questioni da risolvere, quelle sopra-accennate, in
realtà. Vittima, nolens volens, anch’egli della logica del”chiodo
schiaccia chiodo”(facile da criticare a livello teorico, ma
psicologicamente formidabile meccanismo di autodifesa-rimozione
dell'”altro”), era tornato”tranquillamente”(beh, si fa per
dire)alle”sudate carte”, dove già l’aggettivo citato incrina
fortemente il senso provvisorio di cui sopra. Dormiva, si risvegliava riprendendo
il lavoro, si riaddormentava… Bioritmi spezzati, oltremodo franti,
dimi/di/àti(sarà improprio, non vigendo nella lingua italiana e per di più in
prosa la metrica quantitativa latina, d’accordo, ma è troppo bello per non
interferire-le sinapsi o sono creative o non dovrebbero essere, pensava), ma
comunque sufficienti a fargli raggiungere senza troppo stress la sua meta.
Scese dal treno con una certa fatica(affanno dei bagagli, ma anche altro, in
particolare problemi seri concernenti le sue”magagne”fisiche,
contratture e questioni di tipo artrosico, pur se forse la definizione può
suonare impropria, generica, meramente dettata da volontà classificatoria…),
arrabattandosi con altro, come una bibita”tratta”dalla macchinetta
automatica(la cosa non era certo consigliabile, dal punto di vista
igienico-sanitario,. decisamente da”bandire”, anzi, visti anche gli
esiti della crescente epidemia di EPDSHAL), ma la sete o meglio la necessità di
riscaldarsi(ipotermia costante o quasi, la sua)era stata causa scatenante del
comportamento imprudente… Tornato a casa, fu sua premura di ricontrollare le
comunicazioni importanti inviate via mail e via cellulare, di ri-controllare
i testi, di concludere, almeno parzialmente altri materiali
rimasti”inevasi”. Non è questione di precisione, doveva perà operare
in modo deciso, almeno riteneva di doverlo fare. Pause, qualche minuto di
sonno, poi la lettura e i suoi indomiti e onnivori piaceri(fortemente
condannati da chi a quest’attività non si dedica mai; manco il
fascismo”Libretto e moschetto…”-insomma, con quanto segue, aveva
avuto il coraggio di criticare apertis verbis tale”pratica”, ma
poi… l’agire di molti/e contrastava con la volontà di sapere… non
necessariamente intesa foucaultianamente, però. Volontà sbandierata, mai messa
in pratica… troppe le illecebrae mundi et coelorum, dalle riunioni mondane a
quelle ecclesiali(dove troppo spesso si prega e basta, non leggendo neppure le
Sacre Scritture). Troppe, anche le delusioni accumulate strada facendo… ma
lui rimaneva “tamugnamente”attaccato al principio bulimico, rispetto
alla lettura, poi, senza però buttare-vomitare-espellere mai nulla…Bulimia a
metà? Sì, forse è così… Aveva poi coordinato un gruppo, uno dei soliti. Di
notte, nel sogno, tornava tutto:tornavano “cose strane”, anzi, à
mieux dire, tutte le sue”ossessioni”(lemma quantomai inadeguato, è
assolutamente vero), si riaffacciavano vecchi fantasmi, “fantasmi”(ut
supra) strani, cose che francamente non sono né troppo inquietanti né
pericolose, né a dirsi(semmai, anzi, se mai, ci scappa una risata…)né a
farsi…dove eventualmente suscitano curiosità, non di più, a meno di
non”esibirle”(nulla di “sconcio”, peraltro)in regimi
para-pinochetiani o qualcosa di simile(la Romania del Conducator Ceausescu, per
chi ne abbia memoria storica, al massimo)… Tutto così, tutto strano, tutto de
nada. E intanto, con somma delusione di chi s’aspettava un thriller, un’altra
notte”sognante”era passata. Eugen Galasso
Verdeggiantio
finestre: Sogni/ippocampo= macchie desideranti? Sì, questo
l’assioma. Ma quali, poi, e come? Letti-interpretati secundum Freud, per Jung,
selon Lacan, laut Reich etc… Oppure sogni notturni, o invece ad occhi aperti?
Non lo sapeva, né intendeva saperlo. Certo, il passo era/sarebbe stato lungo,
non sapeva come districarsi, nel”mondo di ladri e d’ eroi”(De
Gregori, mi pare). Per lui, certamente, il mondo era quello del degrado, della
caduta nella come anche della materia, che non “perdeva”, opaca e
orrenda. Intanto rimaneva pensieroso, assorto-stoned, stritolando l’ennesima foglietta(no,
carissimi, siete fuori strada! Un sh’entra punto!). Poi l’n+1(approssimazione,
ovvio), gli cadde, producendo un”la”prolungato, veramente sognante(ma
era sveglio, il narrante, quasi certamente anche il protagonista…). Un nome
sentito che risuonava automaticamente, meglio servendosi(?)delle”pagine
del mattino”. Era il nome della sua terribile-dolce amica.(Eugen Galasso,
04/05/2009). Il baco(o il bruco?). Un
poème en politique :
Winston non c’era/ Malagodi ahinoi, respinto, voleva ri-far
capolino/Fourier, je crois bien, /puede ser/In tutti noi s’insinua il verme
dell’inganno/Contro l’atroce nulla Verdi salici”piangenti”/
Ziggurath/ gioviali vendette del tempo(Eugen Galasso, 04/05/2009)