Un giorno lontano nel Cosmo
il Dolore bussò alla porta dell’uomo
ed entrò per parlargli, solo per parlargli.
“- Non posso ospitarti, disse l’uomo imbronciato,
sarei ipocrita se ti dicessi mio amico -.
Non negherò che il Dolore ci rimase male
e si allontanò con le lacrime agli occhi,
vagando per terre e paesi
si domandava il motivo del suo isolamento.
Sapeva che gli uomini non conoscevano
le cause della sua esistenza.
E dunque, volle andare direttamente dal suo Superiore,
che in quel caso riconobbe come Dio.
Dio lo stava aspettando da tempo.
“- Nessuno uomo mi ha dato rifugio;
tutti mi sfuggono…-“.
Dio lo guardò con amore e gli rispose:
“Non parlare di te stesso con gli Uomini,
proprio ancora non è consigliabile.
Alle domande per il momento non rispondere,
alle risposte non dare confidenza,
tu sei il Figlio dell’Amore
e questo deve bastare, per adesso,
a chi si pone come fine il fine
e dimentica, anzi oblia, volutamente,
l’Inizio”.
Allora il Dolore si sentì più felice
e su una pietra si mise a meditare.
Eulalia Aulero
Sai
Sai, quando mi guardi,
Perché sto parlando
Io ti vedo al di là della pelle.
Di te mi colpisce
O mi meraviglia
L’ardore misterioso
dei tuoi occhi.
Nei quali,
A onor del vero,
Intravedo il fuoco
Della muta presenza
Di un Arcangelo.
Alessandra Vettori (Dialoghi poetici con l’Anima complementare)