Ti ricordassi
o almeno ci provassi
a ricordare
quando insieme, noi due,
facevamo amicizia con la tela,
da soli la costruivamo.
I legni del bosco,
quando passeggiavamo,
suonavano ciascuno
le loro note
e il nostro orecchio,
da nota a nota,
veniva educato
dai nostri pennelli
a rispettare il colore,
i colori,
tanti quanti volevamo.
Eri coraggioso,
allora,
caro fratello,
c’era a volte
un lieve sorriso
agli angoli della bocca,
ma non era sardonico
come lo vedo oggi.
Siamo ancora fratelli,
ne sono convinto,
per questo non sapevo
cosa inventare
per farti ricordare.
Il colore del Destino,
viola,
faceva sprigionare
sfumature inaudite,
attraverso le quali
i casi della vita
non erano incomprensibili,
ma nitidi,
espressivi,
significativi.
Rivelava,
il viola,
il tuo amore per l’infinito.
Se oggi tutto collabora
a farti arrabbiare,
non concedere ai demoni verdi
di dominarti.
Ricorda il tuo viola,
tanto amato,
nel ricordo,
ritroverai te stesso,
l’essere vero tuo,
che mai si stanca.
Alessandra Vettori