Custodisci le triplici costanti
che affogano nelle acque
delle falde sotterranee…;
in ultima analisi ti aspettano
le fragranti risa
dei bambini
che giocano
imperterriti
a loro rischio e pericolo,
indifferenti ai lamenti
ghignanti dei demoni dell’orgoglio
e dell’infangante materia.
Suvvia! Arie soffuse di vento,
verdi nature solari di alberi rinati,
sassi pietrosi di fiumi
che scorrono guizzando,
saltando, come se fossero felici
di essere ritornati sulla terra
a vivere le sorti del passato
quando il Creatore
buono e santo
li fece salutari attori danzanti
del liquido elemento.
Vieni, mio amato dio
dal melodioso suono,
che ti incarnasti nuovamente
in Dino e lo facesti cantare
oscurità e lucenti chiarori,
contraddizioni inermi,
pur soavità raccolte
nel suo cuore dolorante
per non essere stato riconosciuto
dagli uomini che lo conobbero.
Da altri,
cattivi anche se bravi artisti,
dileggiato, offeso,
dato in vilipendio ai cani, come Ipazia.
Forti tu fosti, a percorrere la pazzia
che ti fu infusa dalla paura umana,
accettando fino in fondo l’umano patire,
contuso nel compatire,
un destino ingrato, falso, imposto.
Ci dovrà essere la rivoluzione copernicana
nuova alla ricerca di nuovi martiri
inutili devo dire al progresso umano,
forse cibo spirituale inverso
per dar da mangiare all’Anticristo.
E tua madre, Dino, che menzogna ebbe a dire?
Non ebbe vergogna quando poetavi,
nel recluderti dietro sbarre che repressero
la tua libertà
il tuo aereare
il tuo amare incessante
il tuo futuro.
Ti omaggio
Maestro
di un
ardente Pensiero
d’Amore
avvolto
di
Rispetto
di Stima
di Affetto
profondi.
Atlantide davvero ti ha partorito,
io aspetto che ti riscoprano
nelle profondità marine,
svelate verità
anche narrate
dal filosofo greco
che fu nostro amico
e ci involò a nozze,
Orfeo
ed Euridice.
Alessandra Vettori