Sonetto disarmonico (A Sara)

Sono stagioni autunnali viventi,

dopo le verdi primavere incedono

tu, ne temi fortemente i venti,

la vecchiezza e le rughe già t’inseguono.

Le foglie secche lasciano morenti

(in apparenti geometrie che ledono

quasi il suolo) le cuspidi silenti

dei pioppi, che albe sui tetti stendono.

Sogni di vegetale architettura

e disdegni le nevi di Sigfrido

di mezzanotte il Sole allontanando:

l’età per la quale cerchi la cura

attende da te l’insolito grido

di chi guarda il proprio Sé meditando.

(da Graal)

Alessandra Vettori

Gli antichi amici

Guardo le stelle

imagini di vita

si staccano da me

e riconosco,

finalmente,

quanto devo

per colore e per pienezza

agli antichi amici

che un dì abitarono il mondo.

Quanta gratitudine

per il loro accompagnarmi

lungo il filo positivo della storia.

E come me,

miliardi di umani

dovrebbero ringraziarli.

C’è un modo per riprendere

il tempo perduto:

ad ogni apparire naturale,

restituire volontà di Spirito,

contemplando l’eterno fluire,

grazie al tempo e allo spazio

resi cari,

dell’atto sacrificale delle origini.

 

Alessandra Vettori

Doppio arcobaleno

 

Camminavamo insieme nei boschi

vellutati argentei corteggiati dal vento,

quand’ecco, l’acqua aveva cancellato

i timidi riverberi del sole,

giacevano inesplorati

i grigi plumbei del cielo,

nuvole meteorologicamente

orfane di padre e di madre,

classificabili con difficoltà.

Un azzurro sconosciuto ai Greci,

compagno del ceruleo e del celeste,

sbirciava birichino nell’aria.

Pensavamo fosse apparsa

soltanto una porta sui colori

dell’arco misterico.

Invece erano due.

Sembravano parlare

ai contemporanei

e dire indirettamente

che lo spazio e il tempo non sono

figli del linguaggio,

pensiero morto che li considerava

fino ad oggi

riflessi asostantivati di

una categoria.

Persino Aristotele

vi snobberebbe!

Aridi vuoti

inesistenti

senza la vita

che si conviene

a lavori fatti ad arte

o all’arte, per l’arte,

che stanno

in inarrivabili vette.

L’altra porta,

dicevamo durante il nostro

camminare,

era soglia

gloriosa

di Gerarchie ineffabili,

di Lumi Divini

fatti di folgore e puro diamante.

 

Alessandra Vettori

 

Il ritorno dei Magi

Ero guardata a vista,

volevano sapere tutto quanto

ti avrei detto.

Cosa pensavo,

come ti amavo,

cosa sentivo,

cosa volevo.

Non potendo guardare le mie onde

cerebrali

forse ipotizzavano

di fermarmi in un altro modo.

Ecco le umiliazioni, le indifferenze letali,

i risolini sgraziati,

le occhiate giudicanti.

Io però ti amavo

sopra ogni cosa,

tutto ti avevo dato

ma non era ancora abbastanza.

Alla fine le mie attenzioni

sembravano patologiche sensazioni

da idealista,

a quanto dicevano.

Insospettabile pausa

di riflessione,

fu quella sera, al tramonto,

il rivederti dopo tanti anni;

eri stanco, canuto, sempre fiero

di aver preso in giro il mondo.

Tutto si può dissacrare,

ci hanno detto i nemici

del nostro nascituro.

I Magi voi li rivedrete,

anche se sono venuti un volta sola,

ve li mostra Zaratustra,

che dalla sua magica stella,

rammemora col suo pensiero solare,

i loro doni perenni.

Per questo quando ti rivedo,

in un attimo perdono le tue sviste

e ti amo, ti amo,

e ti amo.

Alessandra Vettori

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