Atlantide

Inquadrano le volatili sommità

di coraggiosi monti

sperduti tra nuvole giocherellone;

sono i nostri viaggi,

memorie di fatti fugaci,

di forti sentimenti,

di diafani pensieri,

immateriali,

leggerissimi d’aria intessuti.

Poi si fanno ricordi

fanno figli,

implementano famiglie

numerose, di persone

pietre dure preziose incastonate

nella memoria del tempo.

Forse, si potrebbe pensare,

sono ricordi terreni,

adesi ai sensi,

filiformi intrecci

di destini del nostro corpo.

Niente di più illusorio.

Nella memoria,

perlustrata a nudo

come nel fondo di un lago

vedi sfilare ombre e luci

per dolci acque raminghe,

orizzontali linee di luce

incontrarsi e fecondare

le nostre anime,

in cerca di soluzioni certe,

raggomitolate su alghe gelatinose

e via, cominciano

i canti silenziosi delle libellule,

sterpi mescolati a fanghiglia

e grida il falco,

sopra,

stanco di sentirsi definire

un rapace,

mentre è alto il suo volo,

basso il suo tempo,

vivo il suo sguardo

e tutto si ricompone

in un’icona di pace,

veneranda età delle felci

richiama l’uomo di Lemuria,

volenterose membra offre

l’uomo di Atlantide,

l’uomo odierno

li guarda

farsi riconoscibili nell’evoluzione

che crea dal nulla

se stessa

in divenire triplice.

S’assommano le folgori.

 

Alessandra Vettori

 

Descrizione della caduta di Atlantide

di Monsù Desiderio ( inizi XVII secolo)

 

 

 

 

Le rovine di Atlantide in una illustrazione di Alphonse de Neuville e Edouard Riou dall’edizione di Hetzel di Ventimila leghe sotto i mari di Jules Verne

 

 

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