Erano i giorni della pioggia
e tu mi aspettavi con l’ombrello,
per farmi riparare dalle gocce forti,
per non farmi bagnare.
Erano i giorni della solarità
e tu mi aspettavi
perché il calore non mi scottasse troppo,
per non farmi bruciare.
Erano i giorni della luna e delle stelle fisse
e il tuo viso giaceva riposato
su un giaciglio abbandonato,
raccoglievi fiori e foglie secche,
bacche rosse e sassi levigati,
rubati al fiume il giorno prima.
L’allodola seguiva le tue orme,
erano i giorni dei suoni acuti e gravi
e tu tenevi per me quella musica
fatta di note tenere e addolcenti
e guarivi tutte le mie ferite,
come quella volta,
la prima volta in cui ti vidi.
Alessandra Vettori