Gabriel Keith Chesterton (1874-1936), autentico scrittore inglese del Novecento, popolare ma sempre vigile, frutto di studi irregolari ma sempre proficui(interessante, tra l’altro, la sua acuta biografia di SanTommaso d’Aquino), è probabilmente noto al grande pubblico più che altro per “Father Brown”, le avventure del prete-detective reso popolare da film, telefilm, cartoons etc.Se questo”Holmes cristianizzato” rivela di per sé, in tanti racconti e romanzi, l’arguzia del suo autore, sono probabilmente altre le opere in cui è da ricercare la sua originalità, frutto di pochi compromessi: se l’autore, cristiano unitariano, che attraversò anche fasi di scetticismo e ateismo, poi convertitosi al cattolicesimo ma senza trionfalismi, era spesso in polemica con Rudyard Kipling, che riteneva(secondo molti e anche chi scrive a torto) un imperialista e contro George Bernard Shaw e Herbert George Wells, ritenuti “socialisti sovversivi”ma soprattutto modernisti impenitenti, se in parte propugnava il ritorno a una fede non irrazionalistica in parte di stampo medievale, Chesterton era anche un contraddittoriamente geniale protagonista del suo tempo: in “The Napoleon of Notting Hill”(1904), “The Man Who Was Thursday”(“L’uomo che si chiamava Giovedì”, 1908), in”The Ball and the Cross”(“La sfera e la croce”, 1909), in tanti altri romanzi e racconti l’arguzia britannica si lega al paradosso, svelando realtà assolutamente”altre”da quelle previste, con un improvviso(spesso)rovesciamento di ruoli che può lasciare interdetto, ad una prima lettura, chi si accinga magari un po’distrattamente ad affrontarne le opere. Se in”L’uomo che si chiamava Giovedì”i presunti anarco-bombaroli si svelano per ciò che in realtà sono, ossia dei serissimi agenti di Scotland Yard, se ne” La Sfera e la Croce”il duello iperuranio tra Bene e Male si carica di significati”ulteriori”, Chesterton vede non di”mettere tutti d’accordo”, ma di trovare una seria convergenza, come nelle sue concezioni neo-tomiste, tra ragione e fede. Autore da prendere o da rifiutare, certo, ma che lascia spazi aperti e importanti a chi , senza scegliere a priori un campo versus l’altro, cerca di ragionare, magari contro e senza Gabriel Keith… Eugen Galasso