Leonardo Sciascia(1921-1989) , grande intellettuale, scrittore soprattutto civile, impegnato sempre nello smascherare le malefatte del potere/dei poteri, laico ma non incapace di riconoscere i grandi personaggi/le grandi eccezioni nella Chiesa cattolica, è colui che, nel romanzo storico, fondato su documenti probanti relativi all’Inquisizione, “La morte dell’inquisitore”(Bari, Laterza, 1964, ripreso da Milano, Adelphi, 1999), mostra che fra Diego La Matina, fu vittima disperata dell’Inquisizione, dei poteri che “si avvolgevano”intorno alla stessa, che anni dopo in “Dalle parti degli infedeli”(Palermo, Sellerio, 1979)mostra come MOnsignor ANgelo Ficarra, vescovo di Patti, vittima dell’acredine iper-democristiana di chi gli rimproverava di aver favorito, per mancato impegno politico(quasi un ecclesiastico dovesse”tirare la volata”a un partito…)la vittoria del Partito Comunista Italiano a discapito della Democrazia Cristiana, serio studioso e cattolico impegnato nel sociale ma non solo, fosse sostanzialmente”bouc émissaire”(agnello sacrificale)di chi , immemore del dettato biblico, sacrifica”Dio a Mammona”(Matteo 6,24 e Luca 16,13). Il tutto, in forma narrativo-saggistica come altre volte/altrimenti in Sciascia, ossia propriamente in forma di romanzo(récit-racconto sarebbe forse meglio)-saggio, nasce da documenti veri(una lettera a”L’osservatore romano”del 1947)e approda non a una conclusione dogmatico-impositiva, ma a un’amara riflessione, emblematizzata nella frase finale del libro: “Saremmo maliziosi a sospettare una certa malizia-da parte della curia vaticana, della Congregazione Concistoriale, del cardinal Piazza-nella nomina di monsignor Ficarra ad arcivescovo di Leontopoli?”(Leontopoli di Augustamnica, in Egitto, e.g.)(A). Come si vede, alla luce delle “prove addotte”(procedimento seguito da Sciascia anche in”L’affaire Moro”(Palermo, Sellerio, 1978), quindi precedente di un anno rispetto al volumetto esaminato, in”La scomparsa di Majorana”(TOrino, Einaudi, 1975), in quasi tutte le sue opere, non importa se saggistiche o in forma di romanzo(ma cfr.l’annotazione quasi iniziale sul romanzo o racconto-saggio), appellandosi al lettore, Sciascia non procede a una mera, dogmatica”dimostrazione”à la Bertolt Brecht, ma , anche nella forma della domanda retorica prima citata, sfida i lettori a trovare da sé la risposta… Procedimento non dogmatico, diremmo, ma somamente critico, come peraltro nelle corde anche di Leonardo Sciascia quale”esponente politico”. (A)L.Sciascia, op.cit., p.84