E in un piccolo punto del pianeta
si ritrovarono come a uno strano appuntamento
tutti gli esseri fatati delle fiabe.
Cominciarono a raccontarsi
storie delle quali erano protagonisti,
riempirono l’etere di fatti e parole,
ad ogni parola un fatto seguiva,
tutti coloro che le ascoltarono
– e non erano pochi, no, davvero –
si innamoravano di loro.
In questo modo tornò la moda
sulla Terra,
di vivere con fantasia.
A nessuno che credesse alla realtà
così com’era
venne in mente di prenderli in giro,
di far finta di niente
al loro ingresso novizio
nelle anime umane.
Rispetto ci fu
per queste storie
e per chi le impersonava.
Lo Spirito del linguaggio poetico
vinse l’ultima battaglia
e la liricità ebbe finalmente
i suoi proseliti.
Ah, Angeli del cielo!
Si fece avanti una fata:
temevamo d’esser state dimenticate,
ma il Ricordo è duro a morire
e nel nostro caso, fortunatamente,
non ci siamo dovute sacrificare
sull’altare dell’ottusità di molti.
Andiamo verso i monti
a rallegrarci di questa miracolosa
condizione che ci è capitata tra capo e collo,
dissero gli gnomi.
E se la diedero a gambe, giù per i boschi.
Allora anche noi salamandre,
faremo del fuoco un vivace calore d’amore….
Noi ondine ugualmente!
Salteremo giulive da ruscello a ruscello,
alcune di noi verso i torrenti,
altre, nei fiumi ci discioglieremo:
è il gioco da fare più bello che potessero donarci!
Risero le fanciulle eteree, d’acqua e di spume vestite.
Silfidi siamo e abbiamo capito che lo resteremo,
esclamarono felici in tutto quel guazzabuglio,
in cui la Natura di nuovo le aveva cacciate.
Siamo contente, perché nell’aria possiamo ancora volare!
Su, verso il cielo, si spostarono.
Io e il mio amico Goethe ci guardammo e ci sentimmo soddisfatti
di aver rimesso tutto quanto a posto.
Noi, che di fantasia ci nutrivamo.
Noi, che la poesia onoravamo.
Noi, che dal tempo dell’eterno,
nel tempo e nello spazio
un po’ sorridendo, un po’ parlando, un po’ poetando,
di nascosto danzavamo.
Alessandra Vettori