Eccoti qui! T’ho cercato
ovunque, in casa, anche
nel ripostiglio che ti piace tanto.
Ah, ti sei travestito da bambino?
Per non farti riconoscere,
m’immagino, da estranei.
Sei bravo e mi piaci molto,
quando rassetti le stanze,
insegui i ragnetti
che incauti,
si nascondono
a volte, negli angoli
di alcune pareti.
Evvai, ti tiro le orecchie,
se non ascolti in tutto
i miei comandi.
T’adoro, quando lavori
in cucina, lavi gli stracci,
i piatti splendono,
i bicchieri sono talmente trasparenti
che anche l’acqua si vergogna
perché viene vista per quel che è.
Coboldo caro!
Quando bussasti alla porta
della mia casetta nel bosco,
ti presentasti dispettoso
e birbantesco, a volte incattivito
dalla tua natura di folletto,
stringevi i miei bambini
un po’ troppo forte, lo ammetto,
ma mi fosti simpatico subito,
ho un certo debole per gli Elementari.
Oh , ti ho addomesticato,
lentamente hai scordato
chi ti ammaestrava a fare solo guai,
apprendesti a fare invece cose buone,
dai cibi cotti, ai pavimenti puliti,
ai vetri trasparenti.
Coboldo caro, non m’abbandonare,
resta qui con me e le lucciole
non fare litigare,
specie quelle veramente innamorate.
Ah, coboldo, non ritornare
nella Foresta Nera dalla quale fuggisti,
perché la mucca ti inseguiva
dannatamente irritata dal fatto
che le avevi contaminato la mungitura.
Coboldo caro, resta con me,
qui, nel tepore del nido che ho creato,
trasforma l’esser tuo, fingi d’avere
due alucce, e vola, libero,
fra gli ontani e i pioppi,
saluta Amore con la manina,
lui viene da lontano
per renderti socievole
e socialmente buono.
Ah, eccoti qui!
Quanto t’ho cercato…
Alessandra Vettori Maiorelli