Natale e Santa Klaus

Sono un vegliardo dalla barba bianca,

ho con me uno strano sacco

e dentro ci ho messo tutto quanto

gli Spiriti elementari hanno creato e costruito

durante l’anno e che il piccolo popolo

ha ideato.

Natale fiorisce

nell’anima nostra

se di virtù abbiamo adornato

il vivere nostro,

il nostro agire,

i sentimenti nostri

e quelli altrui.

Virtù belle, buone, vere,

che risplendono nel buio

dell’oscurità di una grotta.

Sono stelle piccole

che aleggiano attorno

al capo

di un bambino

poetico e amoroso.

Sono le stelle dalle quali

proveniamo

e alle quali torneremo

per nascere di nuovo.

Felice Luce a tutti!

D’amore intessuta,

ricamata con il colori

della seconda Natura

di cui Goethe ci parlò

mentre viveva sulla Terra,

questa Luce non si ferma,

è il filo che disegna figure

che dall’alto scendono verso di noi

e ci chiariscono i dubbi

che il destino ci pone.

I doni che porto

nel mio sacco strano

hanno in sé la soluzione

degli enigmi

da rivelare,

degli enigmi

da svelare.

Sono fatti di respiri solari,

di volute che danzano

sulle vetrate

e sui rosoni,

sul sorriso della speranza.

Alessandra Vettori

Adorazione dei Magi, Pieter Paul Rubens
Adorazione dei pastori, Pieter Paul Rubens

Il fiorellino azzurro by Alessandra Vettori

Sul pianeta blu tutto è calmo e silenzioso: 

L’Erede Sacro vive lì, quando vuole riposare, 

anche se per poco, 

lui non dorme mai. 

Porta con sé la vita del fiordaliso, 

o forse è solo un fiore azzurro, 

e sul nostro pianeta non è classificato 

fra i fiori conosciuti. 

Però ci sorride l’Amico di Novalis 

che ha saputo dipingere i Segreti 

dei Nuovi Misteri, 

narrandoci che sempre possiamo trovare 

un bimbo abbandonato dal Tempo 

che riluce di suoni perduti, immemorabili; 

danzano le sue parole nell’aria dell’anima, 

se le seguiamo fiduciosi 

ci conducono alla felice 

immagine aurea dell’Altro.

 

Alessandra Vettori 

Il fiore azzurro
In casa Novalis, a Weissenfels

Al mattino, stelle a colazione

 

Ritornano al mattino, assorte nella notte,

le stelle.

Io non sapevo davvero che farne,

nel ritmo diurno non le vedevo brillare,

perché nel giorno si sa,

il giallo non risalta.

Ebbi a dirti, non te lo ricordi?:

“la lira ha perso tutte le sue corde,

cantano gli usignoli e i cardellini,

cantano i poeti stanchi,

i bimbi nei cori di paese,

cantano le donne sole,

amanti di uno sposo,

cantano gli angeli nei cieli,

cantano i fiori e le raganelle

nei canneti paludosi

e le libellule cangianti

negli stagni

cantano la loro gioia,

facendo delle ali trasparenti

un inno sereno all’esistenza”.

Tu, ebbi a dirti, non te lo ricordi?:

aspetti sempre che sia io a cambiare,

pigro d’un uomo buono,

e il tuo riscatto inizia

dal tuo amore,

come primula,

come primula acerba

scuoti il viso al vento,

t’imbarazza il silenzio dell’inverno

e invano soffi sulla girandola,

al riparo delle streghe,

la soglia è aperta adesso, déstati.

 

 

 

Alessandra Vettori

 

 

A parte il Sole, le stelle sono così lontane da essere visibili solo come punti di luce, nonostante il loro diametrosia di milioni di chilometri. Nell’immagine, scattata dal telescopio spaziale Hubble, la Nube stellare del Sagittario (M24), un ammasso aperto nell’omonimacostellazione. (da wikipedia)

La camera delle meraviglie

Ne ho sentito parlare da mio figlio

ieri sera

lui ha lo spirito germanico

e con un termine che non conoscevo

di quella bella lingua

ecco

mi ha svelato un arcano

che non conoscevo:

Wunderkammer,

il nome dell’insolito,

del bizzarro, dell’inconsueto,

dello strano,

e così via narrando.

Nella mia,

– Cabinet of curiosities -,

si trovano i pensieri

che fanno rinascere

il Cosmo in una stanza

nella quale mi avete

– ahi! –

confinata,

per il troppo affetto.

Sto organizzando

e in questo mi aiuta lo spirito Goethiano –

un bel museo a cielo aperto

e i ciceroni,

sono i miei sentimenti.

Aggiungo che

è anche un gabinetto filosofico,

dove danzano le mie creazioni,

fatte di volontà,

di volontà d’azione,

vestite ed abbellite.

Sono cose serie, oggi come oggi,

non sono cianfrusaglie, intendiamoci bene

su questo.

Le ho liberate dal carattere barocco

e le ho rese diafane come vetro,

luminose come alabastro,

variegate come diaspro.

Sono vere meraviglie, adesso.

È pronta la Festa?

Eccomi, d’un balzo

sono qui per voi,

a giocare.

Alessandra Vettori

Inverno

 

La neve discende anelata

sugli abeti che mi hanno vista bambina

e l’inverno del cuore

custodisce la pace

che non ha confini.

E’ un paese magico, questo,

e mentre m’attardo,

mentre rallento i passi

per scoprire le chimere, le fenici e i basilischi

che il bianco copriva,

canto, sulle note che risuonano

nel silenzio ovattato del bosco,

il ritorno di Kinduna,

abbracciando col mio sorriso

il suo soave volto.

 

 

Alessandra Vettori

 

E’ d’autunno che le tue parole…

E’ d’autunno che le tue parole

d’Amore

tingono con i gialli delle querce,

con i rossi dei platani, dei ciliegi e degli aceri di monte,

con gli arancioni dei larici,

con gli ocra dei faggi,

con i marroni dei frassini, degli ontani e  dei carpini,

con l’oro dei castagni,

il soffio lieve dell’anima

memoria della vita

che s’addormenta,

che si fa carezzare

dal vento

del mio respiro.

E’ d’autunno che le tue parole

si vestono degli andamenti

ritmici dei miei pensieri

e l’istrice è un amico

che l’ansia del nutrimento

fa abbandonare gli aculei

nel campo rifugio

e tutto torna in un uguale

movimento e una loquace

trasformazione.

E’ d’autunno che il tuo gesto

si fa di nuovo profondo volere insonne

e tenti afferrare le mie ali,

ma la vita che sono disparisce,

tremula e vaga

cellula ancestrale

di Donna

unta di terra,

vuota di cielo.

Alessandra Vettori

Amore Graal

Passi indistinti

di Te nella notte

sento arrivare

e il giorno allora

ti viene incontro

e immune dal Kaos

– si è fatto vaccinare –

e la tua figura

di Angelo del silenzio

Beato

Angelo imprigionato nella Terra

lo vado a salvare,

in me

desta tutta la gioia

di cui è capace

la guarigione.

Alessandra Vettori

Le stelle di Elia

 

Nel cielo fervido di stelle

il chiarore dell’alba

mi sorprende

senza null’altro se non

zoccoli di legno

con i quali calpestare il selciato

lasciando indietro il rumore

scoppiettante di un focolare

o di un andare sordo sulla pietra.

Io t’aspetto cigno bianco del castello

per chiederti con ambizione

perché non hai padre

perché non hai madre.

Alessandra Vettori

 

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