Erano i giorni della pioggia

Erano i giorni della pioggia

e tu mi aspettavi con l’ombrello,

per farmi riparare dalle gocce forti,

per non farmi bagnare.

Erano i giorni della solarità

e tu mi aspettavi

perché il calore non mi scottasse troppo,

per non farmi bruciare.

Erano i giorni della luna e delle stelle fisse

e il tuo viso giaceva riposato

su un giaciglio abbandonato,

raccoglievi fiori e foglie secche,

bacche rosse e sassi levigati,

rubati al fiume il giorno prima.

L’allodola seguiva le tue orme,

erano i giorni dei suoni acuti e gravi

e tu tenevi per me quella musica

fatta di note tenere e addolcenti

e guarivi tutte le mie ferite,

come quella volta,

la prima volta in cui ti vidi.

Alessandra Vettori

Kalevala

Erano i giorni dell’epica,

il mulino magico e sacro stava lavorando

nel silenzio della foresta,

l’acqua sorgiva alimentava

il suo vitale movimento.

Sembrò a tutti che il tempo si fosse fermato.

La polvere di farina ingrassava le menti

tese, lì, a creare figure di pane

con all’interno una morbida mollica

(quella, destinata ai passeri stanchi);

l’antico albero capovolto,

mosse le fronde della chioma e

intavolò con l’uomo un bel discorso.

“Che fai nella foresta, tutto solo,

cerchi odio od amore,

sogno o realtà,

cenere o fuoco?”.

Tutti gli elfi della montagna

sorrisero e decisero di recarsi al villaggio,

per donare fiori alle fanciulle in amore,

per ritagliare ed intagliare nel legno

strumenti musicali

con i quali comporre

strane musiche.

Indovina un po’, fece l’uomo felice,

indovinate, voi, cos’ho nelle tasche?

“Monete d’oro, d’argento e di bronzo!”,

risposero gli elfi saccenti.

L’uomo tirò fuori dalla tasca dei calzoni,

rammendati tante e tante volte,

un piccolo bulbo di bambino

e lo diede alle silfidi e alle ondine,

perché lo crescessero loro,

che erano quasi tutte madri.

E sai che successe quando,

dopo anni e anni, tornò a riprenderselo?

Era diventato un nobile ragazzo,

che raccolse le sue cose in una coppa,

la regalò successivamente alla sua donna,

e il mulino riapparse d’incanto nel bosco,

rianimò la foresta,

la vita tornò a scorrere giuliva,

negli sguardi dei suoi misteriosi,

simpatici abitanti.

Erano i giorni dell’epica, amico caro,

non  te lo scordare.

Alessandra Vettori

Lemniscata

Torna dal tuo viaggio nel tempo,

mio sorriso,

fa trasparire

i tuoi sogni,

non più sogni,

riempiti di essere,

nel divenire,

incontro puro di luce

nella figura di Lei,

inconcepibile,

madre di concezione assoluta.

Alessandra Vettori

La rosa (ai ragazzi della 3.a D)

 

 

… E se verranno i tempi dell’addio,

ci ricorderemo dei nostri sorrisi

e di qualche momento di tensione,

certo,

necessario alla nascita

del libero volere

che tanto ho voluto

vedere nascere in voi.

Ho visto disegnati

i volti dei vostri destini,

ho rammentato per voi

il passato che un tempo ci unì

nella lotta

contro le tenebrose file

della convenzione,

della norma,

della regola,

senza Dio e senza uomini.

Viaggerò con voi

in spirito,

vi accompagnerò

in silenzio

con tanto amore

le vostre vittorie osservando.

Con tanto amore,

le vostre vite rispettando.

 

 

Alessandra Vettori

 

 

 

Pentecoste

 

Erano delle foglie secche perché era l’Autunno;

lui veniva a trovarci a piedi nudi e addormentava

i semi; sarebbero serviti poi a suo padre.

il saggio e vecchio e canuto e dolce Inverno,

dolce con i bimbi piccoli, austero con i grandi.

In quell’intermezzo di spazio nel tempo,

correvi felice sui prati,

all’erba prendevi a volte la rugiada

con la quale ti massaggiavi le tempie,

tu, ché eri sempre stanca. Ma sorridevi sempre.

Allora le rondini annunciavano

il loro futuro viaggio e i fiori

facevano capolino e ammiccavano

ai pianeti, che regalavano profumi

e delicati odori.

L’esuberanza di nostra madre,

la Natura, infine, dava

al mondo i segreti del suo dominio

e il ciclo ricominciava e nuova vita

chiamava nelle nostre anime umane

il tuo nome,

Anima del Cosmo.

 

 

 

 

 

 

Alessandra Vettori

Il velo dell’anima

Oggi siamo stati tutti insieme,

per aiutare ad aiutare gli altri;

pensiero d’amore

avrebbe davvero cambiato le sorti

di chi cerca la salvezza,

se solo lo avessimo voluto,

se solo avessimo rispettato

la sacrità della persona.

Alessandra Vettori

Amore, voglio stare con il mondo

Amore, voglio stare con il mondo,

supponendo che egli stia con me,

al di là di un’aspettata solitudine

che raccoglie gioia e libertà.

Ovunque,

ovunque,

ovunque

vi sia

qualcuno d’amare,

e ce ne sono, sai.

Amore non ama a compartimenti stagni,

amore non guarda a chi comincia il gioco,

poi, felice, gioca pure lui.

Amore ti comprende e rasserena,

coglie il bisogno dell’amico

e non si nega a niente

ed a nessuno.

Amore non giudica,

perché non è stato giudicato;

Amore è grato,

perché si è educato alla gratitudine;

Amore è anelito alla verità

e non toglie identità alle cose

alle persone, agli animali,

ai vegetali,

a ogni creatura che in dignità

vive.

Amore rispetta chi è diverso,

le divise non lo affascinano,

le etichette non lo soggiogano,

le superbie lo allontanano,

i rancori e le invidie lo rattristano.

La fedeltà è la sua lira,

con la quale canta le storie

delicate degli uomini.

Amore, voglio stare con il mondo

ed avere in te il mio centro equilibrato

dal raggio e dal diametro

di un cerchio circonferenza

che illumina gli aspetti della tenebra,

risolvendo gli enigmi degli incontri

che all’inizio non trovano risposta

nell’anima.

Amore, voglio stare con il mondo

che mi ha perdonato

per quello che avrei potuto fare

e ancora non ho fatto,

per mille motivi,

che non sto qui a spiegarti,

perché so che la dialettica ti turba

e poi ti offende.

Io amo il mondo e se lui mi vorrà,

dal connubio

nasceranno bimbi impavidi,

figli della più profonda compassione,

sensibili al pianto altrui,

contagiosi nella risata,

creatori ogni oltre dove e come,

creatori di mondi,

e di colori incantati.

Amore, canta il mio canto,

sogna il mio sonno,

caro, caro sposo del Cantico.

… e di questo Mistero,

tu non ne sai niente…,

dormivi quando l’anima

ti svegliò,

Amore caro,

tu, dormivi.

Alessandra Vettori

Saggezza ci costrinse

Saggezza ci costrinse a trasformare

la bellezza in bontà

il solenne in angelico,

la luce in calore d’amore.

Oro risplende

e racchiude i segreti del tuo respiro.

 

 

Alessandra Vettori

 

 

 

 

Sonni celesti, risvegli terrestri

Hai compreso, caro amore mio,

cosa voglio dire

quando guardo il moto delle stelle

e i pianeti gioiosi che danzano cantando

al Sole e alla Luna,

che tutti gli Spiriti del Cosmo

debbono un poco dormire

per fare risvegliare l’uomo,

su questa terra.

Circolò la luce e l’amore

nelle vene eteriche di Lazzaro

e il grido:

“Esci per sempre del sempre!”

riecheggiò nell’aria tersa,

dall’Universo alla terra,

dalla terra all’Universo

si ricostituì l’uomo delle origini,

sempre nuovo,

sempre nuovo,

delicato amore mio.

 

Alessandra Vettori

 

 

 

Era un bambino

Era un bambino molto bello,

non c’è dubbio alcuno.

Le manine porgeva delicate

al roseo volto della madre

e allora,

ridente, due fossette nelle guance rosse

guardava i movimenti  delle stelle.

Giocava con me in giardino

quel bel bambino

e di tutti i fiori

sembrava raccogliere nel cuore il profumo

e di tutti gli alberi

le foglie rinverdiva con il soave tocco

e tutte le nuvole del cielo

visitava

quel tenero bambino.

Poi da lì scoccava

dardi di amore sulla terra

e colpiva innocentemente

i ventricoli

delle fanciulle inermi

in adorazione delle rispettive

anime complementari

e non posso dire che non si divertisse

nel vedere scoccare

scintille ardenti nei cuori di tutti.

Ah! Tu potessi tornare,

Amore,

fra di noi,

a confortare la mestizia che ci ha colti

impreparati e che ci lascia confusi,

insicuri, a volte stanchi.

Torna,  Amore,

sulle ali del vento mattutino,

porta di nuovo una dolce brezza

che rechi frescura

e svegliezza

ai nostri occhi addormentati.

Alessandra Vettori

Statua in marmo di Eros addormentato risalente al II d.C. di provenienza sconosciuta, è conservata al Museo archeologico nazionale di Atene. Il giovane Eros alato è addormentato su una roccia, il braccio sinistro funge da cuscino mentre un giovane leone fa la guardia al dio.

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