Il Maestro

 

Sempre nella mia anima vivi,

come la prima volta in cui colsi

lo spirito profondo di bontà che ti animava

e di quello potei accogliere

il senso della vita

e della ricerca della libertà,

della verità,

dell’autoconoscenza.

Dicono che sei stato questo o quello,

l’essere tuo amico

che mi fu dato conoscere,

riconosco nell’identità assoluta

con il Maestro dei Nuovi Tempi,

con l’Antico dei Giorni,

e non trovo contraddizione alcuna,

unico percorso in realtà

che accomuna l’azione interiore.

Solo questa conta e questo basta.

 

Alessandra Vettori

 

 

 

Natura crea

 

 

 

Son belle le parole

che ancora una volta

la Natura dice

alla luce del Sole,

all’uomo umile:

“Natura crea

e se mi osservi molto attentamente,

concentrato e in silenzio,

in sacra purità d’intenti,

leggi potrai scoprire

che ti parlano

della mia azione.

Uomo, crea,

da te stesso,

dal nulla, la Luce.

 

 

 

Alessandra Vettori

La Foresta Nera

Andavamo per il bosco

canticchiando il nostro motivetto,

un ritornello davvero popolare,

la musica la metteva il cielo,

il verde che ci circondava,

gli animali timidi ma sacri,

tutti gli esseri invisibili fatati.

In quel momento la pentolina dell’oro

luccicava fra l’erba,

fulgidi rametti d’oro e

belle e tondeggianti monete

sembravano gioire,

sembravano cose preziose,

erano appellativi della Luce

che come un Gran Signora,

teneva a bada i propri figlioletti,

i Colori

e tutti gli altri

che aveva appena adottato,

un poco più misteriosi,

un poco meno naturali,

frazioni e frammenti

dispersi di coscienze umane.

Allora il capo degli gnomi,

Capitan Fungaio,

si raddrizzò il cappello,

rosso e simile a un cappuccio,

disse dopo qualche istante

con voce solenne:

“Piante, fiori, corolle!

Radici, fusti, fiori!

Venti forti e soavi,

terre lontane e vicine,

Ondine, nani, salamandre,

fate, folletti, troll, silfidi,

custodite il mio tesoro,

perché sempre il veleno dell’aria

in buona aria ossigenata

si trasmuti…”.

Poi tacque e s’addormentò,

infilando in una cavità del tronco

la sua lunga barba bianca,

fluente.

L’oro dei nani

 

 

 

Cristalli di luci, di colori,

fantasmagorie di roccia,

sono l’abitacolo del nano.

Anche l’oro e l’argento,

certo!

Hai fatto bene a suggerirmelo;

i nani vantavano origini nobili

e delle profondità del suolo

avevano fatto architetture stabili,

l’avevato capito spero,

l’aveva narrato bene Tolkien

e dopo poco se n’è saputo di più.

Per questo torno a descrivere

le loro miniere:

dove le stelle preziose,

come gemme incastonate nelle pareti

delle caverne e delle grotte

fanno gola agli speleologi,

mica per le pietre,

per le testimonianza del passato.

Urge la vostra gioia, uomini!

Tutti insieme,

diceva Goethe,

dormiamo su vulcani.

 

Alessandra Vettori

 

 

mitologia nordica
mitologia nordica

Eravamo soli (la poesia la possono capire solo i poeti)

Eravamo soli,

nella foresta buia

e venimmo contattàti

da una chiocciola.

“Oddio, disse il gambero di fiume,

troppa umidità potrebbe darmi noia,

io che preferisco l’acqua dolce

alle dolci schiume figlie di Afrodite”.

(Questo gambero era un patito d’epica

greca e voleva farcelo sapere).

“Ma che dici – fece al colmo della saggezza

il cucciolo del castoro –

quando c’è lei che girella,

vuol dire che è venuto

un temporale,

ha raffrescato l’aria tutt’intorno,

i funghi sono belli e forti,

l’umore della luna è sconveniente”.

Pensavamo di essere soli,

io e il Satiro.

Invece tutti gli esseri della foresta

avevano udito i nostri sussurri,

avevano indovinato i nostri enigmi.

Alessandra Vettori

Portano via

Portano via i brutti pensieri

Portano via i brutti pensieri

le foglie secche che cadono dagli alberi:

levi e austeri i rossi

ci sorridono,

amaranto, aranciato, purpureo e violaceo,

rifulgono i fiori

prima di allontanarsi

per l’arrivo del vecchio canuto

che il clima irrigidisce e rende freddo….

Immensità di cieli

vengono disegnate sulle nervature

delle foglie rigenerate invece dalla linfa.

E splende sempre la corona allegra

di Messer Autunno

che cammina dolce tra i boschi e le foreste

e alla gioia inneggia.

Io invece, che attendo Primavera

– l’eternità del giorno –

raccolta nel mio nido intrecciato

di fiabe infantili,

intanto appunto le mie note

e timidamente

nascondo i rametti in disavanzo,

lascio al vento tiepido

le mie parole

e ti amo e ti amo e ti amo…

Alessandra Vettori Maiorelli

poveri potenti Distico

Distico

 

poveri potenti siete diventati:

rubate di nascosto le idee,

violentate e stuprate la cultura

che viene dallo Spirito,

oltraggiate forze divine

e fate spallucce

sperando che nessuno se ne accorga.

Occhio, la guerra di tutti contro tutti

l’hanno inventata per voi,

cosicché dal tutto che avete preso sinora

rendiate il niente

e il vuoto vi divori.

 

 

Alessandra Vettori

 

 

 

Ti ho visto

Ti ho visto,

eri apparso nella luce eterea

del mattino

e anche l’alba

si inchinava a te,

perché ti amai.

Un Amore incomprensibile,

raggiante di mistero e di purezza,

ci proteggeva,

schiudendoci le porte

della meraviglia.

Quale impareggiabile bellezza!

Tutto risuonava,

e mare sembrava la terra,

la terra il mare,

la terra e il mare il cosmo,

il cosmo intero si rispecchiava

nei nostri respiri,

fintantoché divenne

vita la forza del Ricordo.

Alessandra Vettori

Atlantide

Inquadrano le volatili sommità

di coraggiosi monti

sperduti tra nuvole giocherellone;

sono i nostri viaggi,

memorie di fatti fugaci,

di forti sentimenti,

di diafani pensieri,

immateriali,

leggerissimi d’aria intessuti.

Poi si fanno ricordi

fanno figli,

implementano famiglie

numerose, di persone

pietre dure preziose incastonate

nella memoria del tempo.

Forse, si potrebbe pensare,

sono ricordi terreni,

adesi ai sensi,

filiformi intrecci

di destini del nostro corpo.

Niente di più illusorio.

Nella memoria,

perlustrata a nudo

come nel fondo di un lago

vedi sfilare ombre e luci

per dolci acque raminghe,

orizzontali linee di luce

incontrarsi e fecondare

le nostre anime,

in cerca di soluzioni certe,

raggomitolate su alghe gelatinose

e via, cominciano

i canti silenziosi delle libellule,

sterpi mescolati a fanghiglia

e grida il falco,

sopra,

stanco di sentirsi definire

un rapace,

mentre è alto il suo volo,

basso il suo tempo,

vivo il suo sguardo

e tutto si ricompone

in un’icona di pace,

veneranda età delle felci

richiama l’uomo di Lemuria,

volenterose membra offre

l’uomo di Atlantide,

l’uomo odierno

li guarda

farsi riconoscibili nell’evoluzione

che crea dal nulla

se stessa

in divenire triplice.

S’assommano le folgori.

 

Alessandra Vettori

 

Descrizione della caduta di Atlantide

di Monsù Desiderio ( inizi XVII secolo)

 

 

 

 

Le rovine di Atlantide in una illustrazione di Alphonse de Neuville e Edouard Riou dall’edizione di Hetzel di Ventimila leghe sotto i mari di Jules Verne

 

 

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