Ogni albero del mondo…

Yggdrasill – da un manoscritto islandese del XVII secolo

 

 

Su ogni albero del mondo,

crescono verdi foglie,

alcuni danno fiori e frutti,

altri bacche e semi,

altri ancora contemplano il bosco,

sono come custodi della vita.

 

Ogni albero del mondo

ha un segreto proprio,

scritto nelle linee della sua corteccia:

lo leggono in pochi,

soltanto quelli

che vedono la memoria vegetale,

la sentono nel cuore,

la sentono cantare.

 

Ogni albero del mondo

ha un respiro di luce diverso;

a volte crea nell’aria

un suono che rassomiglia molto

a quello di una vocale,

oppure di una consonante.

 

Ogni albero del mondo

ha il suo linguaggio particolare,

ma ode e conosce tutti gli altri,

sa di fatti sconosciuti,

sorride di storie mai raccontate

all’uomo,

ma se percorri i boschi e le foreste

e vuoi ascoltarle

e metti in azione l’udito giusto,

li puoi sentire nuovamente narrare

e si popola d’una immensa moltitudine

di esseri e di accadimenti

che solo il vento può ritmare,

che solo il cuore può capire,

la tua mente ignara degli antichi tempi.

 

Alessandra Vettori

Amore

Amore sui tetti,

Amore in soffitta,

Amore in cantina,

Amore s’affina.

Da me sente udire

l’ambigua parola,

che i natali gli ha dato,

che lo ha modellato.

Mi fa gli occhi dolci,

mi segue con l’arco,

ma Eros da oggi

non voglio chiamarlo.

Voglio condurlo con me,

lontano lontano,

da casa stanarlo,

fargli presente

che Natura è assente,

da quando si è fatto convincere

dalle moderne diavolerie,

a star fuori dai boschi,

obliando cieli e valli,

piante, fiori e giardini,

tuoni fulmini e tempeste

mari laghi e fiumi

stelle e soli e lune

e così via,

continua l’elenco,

nell’ampio creato.

Ah, birbantello!

L’ho afferrato per un pannilino

proprio in questo istante,

e sull’ombelico,

mi sono divertita

a fargli un po’ di solletico,

perché sorrida,

sorrida questo putto

d’Amore,

Amore da tutti chiamato.

Alessandra Vettori

Arcani

 

Dove hai messo la pietra azzurra?

– chiese la Bambina -.

L’ho mutata in un fiore,

– disse la Fata -.

Questo fiore non è viola?

– replicò la Bambina -.

L’azzurro si è fatto viola,

– disse la Fata -.

Perché?

– domandò la Bambina -.

Perché l’azzurro e il viola sono fratelli….

– disse la Fata -.

Sono contenta, cara Fata,

di averti donato la pietra azzurra.

Un fiore è quello che ci voleva,

in questo giardino.

Sono gli Arcani che me l’hanno

suggerito, cara Bimba mia,

da azzurri a viola

si sono succèduti,

e il tuo Destino

hanno trasformato.

 

 

Alessandra Vettori

 

 

 

 

 

(le due foto del gioco del cigno sono tratte dalla pagina facebook “L’Alchimia dei simboli”)

 

Immensa è la notte

 

 

Immensa è la notte,

tutto ha un timido splendore.

Mentre parlo con mio figlio,

il tocco lieve delle ali di un angelo

prende la parola:

La Luce

torna

a

dare

cuore

ai

vostri

pensieri.

 

 

 

Alessandra Vettori

 

La perla

Come in sogno

abbiamo raccolto in un cassetto,

tutte le pietre di cui ci eravamo accorti.

Brillavano le gemme

colori accesi portavano in dono

e della perla,

anima nostra,

il bianco puro e casto

ci aveva affascinato.

Perla rara,

la memoria di sé

ha nascosto,

si è assopita

e noi non vogliamo svegliarla,

l’amiamo troppo.

Allora la teniamo desta

con i suoni di poesie per bambini

e lei si trastulla,

e rimanda l’appuntamento con il fuoco,

con l’aria, con la terra.

Per adesso è lì,

perduta nell’oblio del mare

e noi non abbiamo nemmeno il coraggio

di farla parlare.

 

Alessandra Vettori

 

Pasqua

Cari amici, Buona Pasqua a tutti

La Luna ebbe un  giorno un dubbio,

chiamò a sé il Sole chiaccherando,

come volesse nascondere un segreto.

“Dov’è la figlia degli Elfi” – chiese

quasi balbettando.

Non voleva che il Sole s’accorgesse

dei suoi intenti più intimi,

dei suoi sogni più veri.

Il Sole in quel momento aveva un po’ da fare,

non le rispose in tempi brevi e pensò

che era meglio percorrere tre volte

lo Zodiaco, prima di parlare.

Allora decise di accettare la sfida

e siccome gli Dei stavano inventando

il Tempo proprio in quel momento,

si fece coraggio perché non voleva offenderla,

era un Signora Dama, capirete.

Così creò da solo i giorni della settimana,

Lunedì per la Luna e da lì,

fece allargare la visione:

martedì perché Marte voleva parlare,

mercoledì perché Mercurio voleva muovere,

Giovedì perché Giove voleva sapere,

Venerdì perché Venere voleva amare.

Di Domenica, guardò riflesso se stesso,

il Sole, nel manto stellato di stelle adornato.

“Ecco una bella festa!” – proferì fiero

e diede alla Luna un grande abbraccio,

tutto serio,

ma felice di stabilire poi ogni anno,

un nuovo incontro mobile,

pieno di belle attrattive,

d’opere buone,

di verità rivelate.

La Luna si sentì davvero altolocata

nel Cosmo

e un uovo partorì mentre sorrideva.

Dall’uovo uscì un mitico pulcino,

bellino bellino,

col beccuccio arancio

e gli occhi vispi

e ammiccò ad una immensa nebulosa

che a sua volta

partorì un Bel Bambino,

del Cosmo intero Re incontrastato,

con ali di nuvole

e un felice benedetto

alla piega delle labbra

rosee e vermiglie

e cominciò a vivere

con un canto

d’amore,

d’amore,

d’amore.

“Aspetto la figlia degli Elfi” – suggerì

e il Sole e la Luna fece sposare,

fece sposare,

fece sposare.

Alessandra Vettori

Tao

 

Accolgo il tuo nome,

caro, che mi contiene in sé.

Intrecciando i nostri canti

da un luminoso passato,

risvegliàti,

portiamo

ghirlande

agli Dèi

che

ci

stanno

sorridendo.

Guidiamo

i nostri

sogni

verso

l’Alto.

 

 

Alessandra Vettori

 

 

La musica delle pietre (lamento di un templare)

Erano i tempi degli eroi

e io sguaiavo la spada,

coraggio nella mano e nell’animo,

nobiltà sul volto dove palpitavano

i battiti del cuore

impressi dalla compassione

per i deboli, gli umili, i vinti.

Il Nemico era lì, alle porte,

ma gli avversari non avrebbero mai potuto

varcare le soglie del Tempio.

“Qui il Tempo si fa Spazio”,

celebrò un Artista fedele.

Quel castello…,

dove le pietre immemori,

cantavano fra loro su le solenni note,

note gioiose,

note tristi,

note fatte di un sorriso calmo,

appena pronunciato,

in accordo con l’espressione

sovrumana degli occhi.

La musica delle pietre poi,

si era irrigidita,

a detta di un filosofo.

A detta di un poeta e altro ancora,

si era ammutolita.

Le pietre avevano fatto il sacrificio

di non diventare più invisibili,

volevano farsi vedere bene

dagli uomini

per mostrare loro

come si possono

ritrovare i ritmi della

terra e del cosmo perduti,

l’Amore osservando.

La mia spada, fatta di conoscenza,

l’impeto purificato del cuore,

di amore e di luce anelante,

l’armatura, veste sacerdotale,

solo indossata per difendere

la bellezza, la bontà, la verità

dell’Essere.

Il Graal

ascolta la domanda muta dell’uomo

preghiera pòrta

attraverso le pietre

che da un’architettura felice,

fatta di numeri, geometrie, proporzioni,

risplendono

mentre si ergono dalla terra

in alto, in alto.

I nuovi Parsifal

facciano risuonare le melodie

dei loro violini,

delle cetre,

degli strumenti fatti di divina materia

per contemplare il Graal.

Ciascuno di noi ha il proprio

graal nel cuore

e della sua vita

immortala la scultura

che più gli aggrada,

che più corrisponde

al ritmo individuale

con il quale è disceso sulla terra.

– Pensate voglia insegnarvi qualcosa? –

sussurrava severo il Maestro.

– Parlo soltanto per farvi ricordare –

sussurrava severo il Maestro.

– Ognuno di voi ricordi il ritmo proprio del cuore interiore –

sussurrava severo il Maestro.

– Ognuno di voi ricordi il ritmo interiore dei propri fratelli

e mai si dimentichi dell’unità del Tutto –

sorrideva severo il Maestro.

Alessandra Vettori

Percival a cavallo, da un manoscritto del XV secolo

L’Oro nella Rosa Rossa

C’era un piccolo bambino

tutto d’oro il suo vestito,

in una rosa rossa avvolto,

di dolcezza infinita

il suo ricordo

della Madre amata.

Mi son messa in viaggio,

accompagnata da illustri personaggi,

io però ero invisibile,

l’anima essendo di tutte le cose

e quando sono riuscita a vederlo,

la mia meraviglia non terminava mai,

piccolo, roseo, adorato bambino

fioriva dal seno della madre

come una gemma rara.

Vederlo rilucere nella notte della grotta,

contemplato in terra

e nell’alto dei cieli

mi ha fatto ritornare bambina.

Il padre suo, mite,

lo proteggeva

e un caldo alito intorno a lui

i domestici bue e l’asinello

sembravano creare come d’incanto,

un respiro soffuso di bellezza e carità.

La fede la portavo io

e l’ho posta vicino ai suoi piedini

e lui l’ha presa nelle mani

e oro in una rosa rossa

m’ha restituito.

Alessandra Vettori

Adorazione dei Magi, da pala Oddi                                                                 Raffaello Sanzio

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